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BENVENUTO
NEL MUSEO VIRTUALE DELLE NAVI ROMANE!
Durante gli scavi per la costruzione del tunnel sottomarino sul lungomare di Olbia , abbiamo trovato 10 navi romane e 5 del periodo medievale . E’ stata una lieta ed interessante sorpresa , non solo per gli archeologi , ma anche per i nostri tecnici e le nostre maestranze , per i cittadini di Olbia e per i turisti di passaggio che , incuriositi , si affacciavano per osservare , giorno per giorno , le nuove scoperte. Siamo perciò assolutamente felici ed orgogliosi di aver potuto contribuire a restituire alla luce un pezzo di storia del nostro mare .Tutti questi relitti , sepolti dalla sabbia e dal fango del fondale marino , sono stati recuperati e , successivamente, restaurati e esposti presso il museo di Olbia .
Scorrendo le fotografie , troverai numerosi esempi dei preziosi manufatti che sono stati portati alla luce , dopo secoli di oblio , nelle stive delle navi affondate.
Per una spiegazione archeologica e storica, ti invitiamo a leggere l’interessante articolo di Rubens D’Oriano, che ha seguito la scoperta e gli scavi per la Soprintendenza Archeologica .
I
RELITTI DEL PORTO DI OLBIA
Rubens D'Oriano (Soprintendenza
Archeologica di Sassari e Nuoro)
" Partern
litoreo complectitur Olbia muro " - " l’altra
parte la accolse Olbia nel suo porto ".
Così il
poeta Claudiano ci racconta di quando una parte della
flotta da guerra, inviata nel 397 d.C. dall'imperatore
Onorio a combattere il ribelle Gildone, facendo rotta
verso l'Africa fu costretta dal maltempo a ripararsi
nel porto di Olbia.
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Tutti
gli scavi archeologici raccontano un pezzo di storia,
ed in questo caso si tratta della Storia. L'affondamento
dei relitti romani avvenne nel V secolo d. C. ad opera
dei Vandali, che sorpresero le navi ormeggiate in porto
e le bruciarono, per attaccare poi anche l'area urbana,
come era accaduto altrove nella stessa Sardegna, in Sicilia,
Toscana, Corsica e persino a Roma, saccheggiata per dieci
giorni nel 455 d. C.. L'attacco dei Vandali segnò la
fine della città romana. Seguirono alcuni secoli
di vita stentata. Attorno al 1000 d. C. Olbia, ora chiamata
Civita, è la capitale del Giudicato di Gallura,
uno dei quattro regni nei quali era suddivisa la Sardegna
medievale. L'alleanza strategica con la Repubblica Marinara
di Pisa, nel XIII sec., ridiede impulso ai traffici marittimi
e fu necessario bonificare la vecchia area portuale,
inagibile per la presenza dei relitti romani.
Furono gettate macerie,
terra, pietre, rinforzando il tutto con pali, per colmare
lo specchio d'acqua e far avanzare così la costa
di alcuni metri, per attingere livelli di fondale un
po' più profondi e liberi da intralci. Si utilizzarono,
per fare corpo con il resto del riempimento, anche barche
ormai in disuso, riempiendole di pietrame; sono questi
i relitti medievali rinvenuti nello scavo, i primi d'età giudicale
mai rinvenuti nell'Isola. Esiste una clamorosa conferma
di quest'altro pezzo della storia cittadina che l'archeologia
ci restituisce: all'inizio del '700, l'anonimo estensore
di una relazione sulla Sardegna, conservata negli archivi
sabaudi di Torino, dice che Terranova (allora Olbia si
chiamava così) "era colonia de' Romani
con un buon porto dalla parte di levante, che fu riempito
dalli Pisani'.
Un altro rinvenimento,
infine, si segnala come assolutamente straordinario:
una porzione di 8 metri di lunghezza di un albero di
nave databile al 1° sec. a. C. , il primo mai visto
da .... occhio umano. A parte infatti due piccolissimi
frammenti di poche decine di centimetri, finora per sapere
come erano fatti gli alberi delle navi antiche bisognava
analizzare le raffigurazioni su affreschi, rilievi, vasi
ecc. Per la prima volta invece se ne possiede uno, per
di più conservato per metà o 3/4della sua
lunghezza originaria (presumibilmente 12‑15 metri).
Lo scavo restituisce
anche una enorme quantità di reperti, a sottolineare,
se ce ne fosse bisogno, il livello economico e l'amplissimo
raggio dei traffici transmarini di Olbia tra l'età romana
e il Medioevo: lucerne, ceramica fine da mensa e da cucina,
anfore, monete di bronzo, d'argento e una d'oro, anelli,
una collana di pasta di vetro, una statuetta egizia di
Osiride, uno zaffiro di CeyIon, colonne di granito, un
pettine di legno, vasi di vetro, un amuleto fallico,
frammenti di una statua di bronzo a grandezza naturale,
corde, palchi di coma di cervo e muflone, conchiglie
usate come strumenti a fiato, ecc. Tutti reperti che
troveranno posto, attorno ai relitti ricostruiti, nel
Museo Archeologico in fase di avanzata costruzione……..a
due passi dallo scavo, sull'Isola Peddona.
A patto che siano disponibili
le ingenti somme necessarie (di fonte pubblica o privata)
per i lavori di trattamento conservativo e essiccazione
dei legni intrisi d'acqua e conseguente ricomposizione,
sulle quali non esiste ad oggi alcuna certezza.
Meridiana ha dato un
contributo importante a questo scopo, mettendo gratuitamente
a disposizione il locale di deposito temporaneo delle
casse piene d'acqua contenenti il relitti smontati.
Anche questo fa ben sperare
per il futuro. |
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